Sono molti anni che non festeggio il 25 aprile, non lo vivo più come
un giorno di festa, la “Festa della Liberazione” . Una ricorrenza carica
di significati, guastata dalla presenza dei vari Berlusconi, Monti ed
ora Renzi, governi “democraticamente” eletti da altrettanti
“democratici” elettori, figli o nipoti di oppressori, liberati o
addirittura liberatori di quel momento di riscatto morale della
popolazione italiana. Qual è oggi il significato
della parola “Resistenza”? Che fine ha fatto la nostra memoria storica e
la nostra capacità di analisi orgogliosamente sventolate negli anni
settanta e ottanta? Che cosa stiamo trasmettendo ai nostri figli e
nipoti dell’unico orgoglio del nostro Paese avvenuto a valle della prima
guerra mondiale? Molte domande con poche risposte contenute in
sostantivi quali : indifferenza, qualunquismo, riflusso. Dalla festa
alla tragedia, dal ricordo di quegli eroi che sconfissero il fascismo
alla pacificazione a tutti i costi con i figli, culturali, di chi
umiliò e offese un popolo. Renzi a Marzabotto, ipocritamente, canta
“Bella Ciao”, mentre alla sua minoranza intona “Belli Ciao” pensando
alla ricostituzione di una grande, grassa e grossa “Balena Bianca”,
ovviamente più congeniale alle sue idee e a quelle berlusconiane. Una
nuova dittatura rafforzata da una pessima legge elettorale. C’è da
festeggiare o riflettere su ciò che sta accadendo intorno a noi e in
noi? Non siamo in grado di reagire o non vogliamo reagire e comunque ,
in questa fase, assumiamo quell’informe aspetto di massa inutile e un
po’ vigliacca e magari in attesa che qualcun altro ci liberi. Si, qui
necessita una nuova Resistenza, una nuova Liberazione dove ognuno sia
parte attiva, come Partigiano o come Staffetta e comunque in difesa dei
diritti , dei beni comuni e di quella Costituzione che tutti vogliono
cambiare per abolirla.
g.c.